“Un richiamo per tutti a non perdere la nostra umanità, anche indossando una divisa”
Primo anticipo del nuovo disco che segna il loro ritorno al roots
Ci sono storie che a volte bisogna proprio raccontare, o cantare. Per i Train To Roots, alcune di queste storie sono quelle che portano i nomi della scuola Diaz di Genova, di Stefano Cucchi, il geometra deceduto in ospedale una settimana dopo il suo arresto a Roma, e quello di Federico Aldrovandi, per la cui morte sono stati condannati quattro poliziotti per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi.
È proprio a due settimane dalla storica sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo che ha condannato l’Italia per tortura per il blitz della polizia alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, che i Train To Roots presentano il loro nuovo singolo, Policegun, accompagnato da un video. “Una canzone che non vuole essere un attacco alle forze dell’ordine, ma un richiamo per tutti a non perdere la nostra umanità, anche indossando una divisa”, dice Antonio Leardi, produttore e musicista della band.
Durante la registrazione del video di Policegun, l’artista Giuseppe Todde si è cimentato in un murales di un volto i cui tratti sono una combinazione di quelli di Carlo Giuliani e Federico Aldrovandi. L’opera, che resterà visibile, è stata realizzata a Serramanna (VS) sui muri dell’ex Cantina Sociale, per volontà della band in accordo con l’amministrazione pubblica locale.
Policegun, disponibile sul sito web dell’etichetta , è il primo singolo del nuovo disco attualmente in registrazione e la cui uscita è prevista per fine anno e riporta i Train To Roots ai temi a sfondo sociale e spirituale a loro molto cari. Un ritorno al roots non solo a livello melodico ma anche di contenuti. In attesa di questo nuovo disco, la band sarà impegnata in un tour che li porterà in molte località europee.